
Nelle ultime settimane, i dati relativi al COVID-19 hanno rivelato un fenomeno inquietante che riguarda la popolazione più anziana, in particolare gli individui over 90. Secondo le statistiche, si è verificato un aumento significativo dei decessi tra questa fascia d’età, nonostante una presenza quasi inesistente nelle unità di terapia intensiva.
Il virologo Francesco Broccolo, dell’Università del Salento, ha osservato che oltre l’80% dei deceduti per COVID-19 ha più di 90 anni. Questo dato contrasta con il numero di ricoveri in terapia intensiva, che rimane sorprendentemente basso per gli stessi individui. La situazione solleva interrogativi sulla gestione clinica e sul decorso della malattia in questa particolare categoria di pazienti.
Il monitoraggio settimanale di Istituto Superiore di Sanità e ministero della Salute indica che i tassi di ricoveri e mortalità sono più elevati nelle fasce di età più alte, con un picco di 116 per un milione di abitanti oltre i 90 anni. Tuttavia, il tasso di ricovero nelle unità di terapia intensiva per gli stessi è di 1 per un milione di abitanti dal primo luglio, con un precedente periodo di assenza totale.
Broccolo suggerisce che il decorso della malattia in questi pazienti è lieve, con forme moderate che non richiedono il ricovero in terapia intensiva. Nonostante ciò, molti di questi pazienti non manifestano eventi acuti o sintomi clinici gravi, ma ciò non esclude il rischio di un’evoluzione sfavorevole della malattia.
Un aspetto cruciale emerso dall’analisi è l’utilizzo di biomarcatori specifici per COVID-19, come il suPar, che potrebbero predire i casi critici misurando il livello di attivazione nella risposta immunitaria già al momento del ricovero. Questi test, sebbene disponibili, non vengono utilizzati nella pratica clinica regolare, ma potrebbero migliorare significativamente la gestione clinica e ridurre la mortalità tra i pazienti più vulnerabili.
Questi dati sollevano questioni importanti sulla necessità di una strategia sanitaria più mirata e sulla possibile sottovalutazione del rischio per i pazienti più anziani. È fondamentale che la comunità scientifica e le autorità sanitarie continuino a monitorare attentamente questi trend e a valutare le pratiche cliniche per garantire la migliore assistenza possibile ai nostri anziani.
In conclusione, il “mistero” degli over 90 colpiti da COVID-19 richiede un’attenzione particolare e un approccio olistico che consideri sia le peculiarità cliniche sia le esigenze di una popolazione ad alto rischio. Solo così sarà possibile affrontare efficacemente questa sfida sanitaria e proteggere i membri più fragili della nostra società.